Homeschooling e pedagogia Waldorf, un filo prezioso - Intervista a Una famiglia quasi Waldorf


1. Ciao Noe, vorrei iniziare l’intervista chiedendoti chi è sui social "Una Famiglia quasi Waldorf"?

Sono Silvia Noemi, o più semplicemente Noe, e mi reputo una donna piuttosto complicata, ma d’altronde quale donna non lo è. Amo raccontare e condividere il mio pensiero con gli altri, e in particolare ho una passione per la scrittura che fin da piccola mi accompagna in ogni aspetto della mia vita. Scrivo su carta qualsiasi cosa. Generalmente nella mia borsa puoi trovare un blocco note, un’agenda e un quaderno; anche se a volte mi dimentico la penna!
Il mio sogno è diventare una scrittrice, però di quelle che alleggeriscono il cuore, come fa per me Sergio Bambarén. È un sogno che ho sin da bambina, quando scrivevo i miei primi romanzi sui diari; purtroppo per i primi 30 anni della mia vita ho cercato di realizzare i sogni che la mia famiglia aveva per me, e non i miei, e ho smarrito la via. Poi il fato ha voluto accanto a me mio marito Roberto, un’anima libera per davvero, che con il suo esempio mi sprona ogni giorno a seguire i miei sogni.

2. Parliamo della vostra famiglia, come è avvenuto l’approccio alla pedagogia Waldorf e all’idea di educazione parentale?

La nostra famiglia è nata in un momento particolare. Io e Roberto stavamo progettando il nostro primo viaggio in Indonesia, quando scoprii di essere incinta di Asia; non potevamo chiamarla in altro modo!
Inizialmente ci sentivamo come dei bimbi sperduti, non avevamo idea di come organizzare la nostra vita. Arrivavamo entrambi da lunghi viaggi all’estero, non avevamo una casa, né un lavoro stabile.
Io al tempo lavoravo nella Cooperazione Internazionale e lui era insegnante di sport acquatici. Viaggiavamo tanto durante l’anno, e l’idea di stabilirci in un posto era ciò che ci spaventava di più. Finché non prendemmo la decisione che non era necessario uniformarci a ciò che la società ci stava chiedendo. Non era necessario comprare casa, svegliarsi ogni mattina all’alba, infilarsi un abito elegante e andare in ufficio. Potevamo essere diversi. Potevamo continuare a essere noi stessi. 


3. Vorrei ancora chiederti, chi vi ha ispirati nel vostro cammino? 

Quando prendemmo la decisione di essere chi eravamo davvero, arrivò a noi un pediatra antroposofico meraviglioso, che ci accompagnò gradualmente alla scoperta della Scienza dello Spirito di Rudolf Steiner, sulla quale si basa appunto la Pedagogia Waldorf. Avevamo trovato una guida per diventare i genitori che avremmo voluto essere per nostra figlia.
Iniziammo a studiare gli scritti di Rudolf Steiner con costanza, ma non fu un percorso facile. La Pedagogia Waldorf è piuttosto complicata da comprendere, ma soprattutto è difficile da mettere in pratica. Si tratta di stravolgere completamente le tue abitudini e scardinare le tue convinzioni educative. È un gran bel lavoro da fare. 

4. Che cosa vi ha portato a scegliere l’educazione in casa piuttosto che la scelta di una scuola materna?

L’educazione parentale è arrivata come scelta naturale per noi. In questi anni abbiamo continuato a viaggiare tanto con i bambini, e abbiamo vissuto in tanti Paesi differenti.
Abbiamo anche trascorso un inverno intero in camper, a Malta.
Il nostro nomadismo ha permesso ai bambini di imparare ad adattarsi a ogni situazione, a essere socievoli con tutti i bambini, di qualsiasi nazionalità, e li ha aiutati a sviluppare un linguaggio che prescinde dalla lingua in cui si parla.
Hanno imparato la matematica, la storia, la geografia, le scienze, semplicemente viaggiando. E penso che regalare ai bambini queste esperienze li faccia sentire cittadini del mondo, al di là dei confini. “Imagine there's no countries“ cantava John Lennon. 
Durante la prima infanzia, fino ai 3 anni di età, i nostri figli hanno vissuto esclusivamente all’interno dell’ambiente familiare. Li abbiamo accompagnati alla scoperta del mondo, ma sempre nella sicurezza di avere noi accanto.
Al compimento dei 3 anni, hanno iniziato a frequentare alcuni progetti di orientamento Waldorf, prima saltuariamente, e verso i 5 anni con maggiore costanza.
Questo ci ha permesso di proseguire nel nostro percorso di Educazione Parentale, approfondendo allo stesso tempo alcuni aspetti della pedagogia steineriana che richiedono una conoscenza più profonda dell’argomento, quale ad esempio l’euritmia e la musica. 

5. Avete incontrato delle difficoltà nel vostro cammino?

La principale difficoltà che abbiamo incontrato con l’educazione parentale Waldorf è il reperire materiale: in italiano non c’è quasi nulla.
Per il primo periodo ci siamo lasciati guidare dall’istinto, trovando dalle esperienze di vita degli spunti per poter imparare qualcosa; ma quando la nostra primogenita ha compiuto cinque anni, ci rendemmo conto che questo non bastava più.
In quel momento la mia vena da ricercatrice è saltata fuori, e ho scritto un programma di Educazione Parentale adattando i vari curriculum statunitensi che ho trovato (sapete che negli Stati Uniti l’Homeschooling è la normalità) alla nostra tradizione. 

Uno degli aspetti che amo della Pedagogia Waldorf, e che ci consente di prepararci adeguatamente in anticipo alla trattazione delle diverse materie, è l’insegnamento a epoche. Nella Scuola Waldorf si insegna per un certo periodo di tempo una stessa materia, in modo che il bambino possa immergersi in quella materia e non ne venga strappato via al cambio dell’ora: per alcune settimane, due ore della mattina sono dedicata a una materia fondamentale; dopo alcune settimane, quelle due ore saranno dedicate a un’altra materia fondamentale.
Ad esempio in prima classe si inizia per 3 settimane con il disegno delle forme (propedeutico alla scrittura), poi per 4 settimane Italiano con le lettere, poi per 5 settimane matematica, poi per 3 settimane di nuovo italiano con le vocali, a seguire 3 settimane di matematica, poi di nuovo italiano e così via…

6. Ultima domanda, proseguirete anche nel percorso della primaria? 

Proseguire con questo percorso non ci spaventa, e appena potremo tornare a viaggiare in sicurezza riprenderemo il nostro nomadismo; ma siamo anche consapevoli che presto le esigenze dei bambini cambieranno e dovremmo creare il nostro nido da qualche parte del Mondo.
Abbiamo già qualche Paese in mente, con delle belle realtà Waldorf!


Se volete trovare Noemi e seguirla nel suo percorso e nei suoi podcast, la trovate:

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